L’Hospice Tezza – parte delle attività della Provincia Nord Italiana dell’Ordine religioso dei Ministri degli Infermi (Camilliani) – sin dal suo inizio ha inteso inserirsi nelle strutture sanitarie di Bergamo con un’offerta specifica: le Cure Palliative. Non si è trattato di un facile esordio. Infatti, oltre alla ridotta presenza sul territorio di strutture dedicate, dovette fare i conti con barriere culturali e psicologiche resistenti all’idea delle cure palliative; con il paternalismo medico poco incline a coinvolgere il malato nelle decisioni inerenti la propria vita; con i molti miti legati all’uso di oppiacei quali la morfina; con la paura che esso fosse una “scorciatoia” verso l’eutanasia; infine, con la resistenza a “lasciar andare” un proprio caro congiunto.
Malgrado tutto questo, l’Hospice si è imposto ed è attualmente parte della rete dei servizi di Cure Palliative residenziali della Provincia di Bergamo, Provincia che può vantare una ricchezza di strutture specifiche e dedicate la cui percentuale sul numero della popolazione è tra le più alte d’Italia.
In aggiunta agli obiettivi istituzionali di presa in carico, di cura e di assistenza olistica, l’Hospice ha anche la pretesa di informare e formare il pubblico in generale sul tema delle Cure Palliative e sul diritto ad avvalersene quale ulteriore percorso per una vita dignitosa “fino alla fine”. A partire da questo obiettivo, è nata l’idea di una pubblicazione che ha visto la luce a metà del 2021.
Il testo che presentiamo è un diario immaginario (anche se attinge all’esperienza quotidiana) del vissuto di chi affida un proprio congiunto alle Cure Palliative in Hospice: vi si intravvedono dubbi e paure, domande ed incertezze, resistenze e affidamento in un tourbillon emotivo che spesso si conclude con l’accettazione ed il sollievo. Attraverso la cronaca del diario, il testo mira a diffondere la conoscenza della filosofia delle Cure Palliative che, unitamente alla competenza sanitaria, offrono assistenza globale per rendere un periodo apparentemente “inutile” un evento di rinnovata vita.
Crediamo fermamente, infatti, che c’è ancora vita anche quando la diagnosi medica si è arresa all’inevitabile avanzare della malattia. “Vivila tutta”, dunque, perché la vita non è solo benessere e salute ma anche e soprattutto ricchezza di senso!
Fratel Luca Sergio Perletti,
religioso camilliano